Ask the Dust

Mi sveglio con i capelli arruffati e qualche ricordo

mercoledì 16 novembre 2011

Di vita e di viti passando per un apribottiglie

Un uccello che gira le viti del mondo e con esse le vite che vi annegano dentro.
Il senso della vite, poi, nasconde un gran mistero, si avvita in senso orario, c'è chi dice si sviti al contratio.
E le viti della vita si conficcano in altre vite che a volte danno un buon appiglio, altre volte si rifiutano cocciute di essere perforate. Ma alcune sono autofilettanti e si conficcano un po' come vogliono, trasformando il moto circolare in moto rettilineo.
E con le viti penso al vino, all'uva e a come ognuno nella vita abbia infilato, almeno una volta, una grossa vite in un tappo di sughero contente quella strana sostanza rossa che proviene da quella pianta arbustiva rampicante, strumento chiamato apribottiglie. Che non è altro che una grossa vite che si conficca in un materiale morbido, soffice e profumato, spezie in vestito rosso tra tavole mediamente imbandite e sorrisi ebbri dopo qualche bicchiere: un lavoro ingrato.
Povere viti in muri e legni duri avvitate. 


(Murakami e Perturbazioni)

1 commento:

  1. cassa dritta e bassi...16 novembre 2011 alle ore 13:03

    Bella vita il cavatappi... Ma che sia davvero così?
    E' vero la vite nel legno o nel muro fa fatica ad entrare, certo non ci gode; ma è vero anche che, capito in che diavolo di senso debba girare per entrare, mistero che forse solo un maniscalco può svelare, beh la vite di là non esce più. Rimane sicura e protetta dal mondo circostante.
    Il cavatappi si diverte nel sughero, ride con il vino che filtra, ma presto o tardi il sughero si sfalda e a lui non rimane che arruginirsi alla prima pioggia primaverile.
    A volte l'apparenza inganna, my friend.

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