“In qualche lontana città che non conosci e dove forse non ti accadrà di andare mai, c’è uno che ti aspetta… là dove si nascondono gli ultimi segreti della vita, giorno e notte resta aperta per te la porta del suo palazzo favoloso… Tu stenti qui la vita, vai vestito di grigio, perdi già i capelli, i conti alla metà del mese sono penosi. Sei uno dei tanti. Di anno in anno ambizioni e speranze si rattrappiscono. Quando incontri le belle donne, non hai più neanche il coraggio di fissarle. Ma laggiù, nella città di cui ignori il nome, un potente signore ti aspetta per toglierti ogni pena: per liberarti dalla fatica, dall’odio, dagli spaventi della notte… In qualche lontana terra, ma potrebbe darsi invece che sia molto più vicino. Forse il signore potente ti aspetta in una delle nostre città che tu conosci. Ma forse potrebbe essere più vicino ancora, a non più di cento chilometri, in una cittadina di provincia. Ci sono qui delle piazzette fuori mano dove i camion non passano: e ai lati sorgono certe anziane case piene di dignità con festoni di rampicanti…
Ma può essere anche molto più vicino, veramente a due passi, tra le mura della tua stessa casa. Sulla scala, al terzo piano, hai mai notato, a destra del pianerottolo, quella porta senza campanello né etichetta? Qui forse, per agevolarti al massimo, ti attende colui che vorrebbe renderti felice: ma non ti può avvertire. Perciò prova, la prossima volta che ci passi davanti, prova a spingere l’uscio senza nome. Vedrai come cede. Dolcemente ruoterà sui cardini, un impulso irragionevole ti indurrà ad entrare, resterai sbalordito… Ma tu non provi ad aprire, indifferente ci passi davanti, su e giù per le scale mattina e sera, estate ed inverno, quest’anno e l’anno prossimo, trascurando l’occasione… Tra le mura della tua stessa casa. Ma come escludere che sia ancora più vicino colui che ti vuole bene? Mentre tu leggi queste righe egli forse è di là dalla porta, bada, nella stanza accanto; se ne sta quieto ad aspettarti, non parla, non tossisce, non si muove, non fa nulla per richiamare l’attenzione. A te scoprirlo. Ma tu, uomo, non ti alzi nemmeno, non apri la porta, non accendi la luce, non guardi. Oppure, se vai, non lo vedi. Egli siede in un angolo, tenendo nella destra un piccolo scettro di cristallo, e ti sorride. Però tu non lo vedi. Deluso, spegni, sbatti la porta, torni di là, scuoti il capo infastidito da queste nostre assurde insinuazioni: fra poco avrai dimenticato tutto. E così sprechi la vita”.
"Uno ti aspetta" di Dino Buzzati
Questo è il racconto a cui sono più legato di Buzzati, il racconto delle occasioni mancate, delle facce incrociate e mai più riviste, delle passanti che non sei riuscito a trattenere, delle ragazze che avrebbero potuto diventare le donne della tua vita ma che non hai mai fermato per chiederle il loro nome, per timidezza o per la fretta che accompagna i giorni. E ogni volta Le Passanti di De Andrè come sottofondo:
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere."
Maltese, e' un brano incredibile di una bellezza strepitosa, dai tempi incalzanti e dalle ambientazioni barocche. Lo lessi la prima volta che avevo 15 anni o giu' di li' e mi mozzo' il fiato fin dall'inizio. Lo leggo e lo rileggo ma dopo tanti anni ha sempre qualcosa da offire. Da' un senso alla mia vita, alle mie azioni, mi da' un motivo per cercare ancora. Mi sono convinto che abbia significati sempre piu' profondi che scopriro' lettura dopo lettura. Infatti, come disse di Proust:
RispondiElimina«L'unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell'avere nuovi occhi.»
Pensa che Il deserto dei tartari è stato il primo vero libro che ho letto, a 12 anni....credo mi abbia segnata :) ha un modo di scrivere che scortica, senza senza quasi che s'avverta però. fra i suoi racconti quello che ancora ricordo con inquietudine è "7 piani"...quasi non te n'accorgi che sei arrivato al primo piano, l'ultimo.
RispondiEliminaComplimenti per il tuo blog, mi trovo come a casa!
RispondiEliminaVariazioni sul tema del tuo bellissimo post:
http://slec.splinder.com/post/24143237/a-una-passante-charles-baudelaire
http://slec.splinder.com/post/24143229/a-uno-sconosciuto-walt-whitman
Un caro saluto,
Giacinta
Un pensiero inquietante e che dà un'enorme tristezza, quello delle occasioni mancate per pigrizia, per ignavia, per ignoranza, per mancanza di fiducia nell'infinita possibilità della vita di sorprenderci.
RispondiEliminaGrazie per avermi fatto conoscere questa splendida pagina di Buzzati.
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RispondiEliminaUn'enorme tristezza ma un'inaudita forza ad aprire le porte, partendo da quelle più vicine, fino ad arrivare a quelle più distanti. A rompere i vetri che dividono dal mondo.
RispondiEliminaIn periodi della vita diversi e con grandezza letteraria nemmeno paragonabile, anche De Carlo mi ha spinto a cercare, ad aprirmi ad "aver fiducia nell'infinita possibilità della vita di sorprenderti"
"Lo so come ti senti. È come essere dietro un vetro, non puoi toccare niente di quello che vedi. Ho passato tre quarti della mia vita chiuso fuori, finché ho capito che l'unico modo è romperlo. E se hai paura di farti male, prova a immaginarti di essere già vecchio e quasi morto, pieno di rimpianti."
Ed entrambi mi hanno cambiato.
(Qualcosa di simile?)