Ask the Dust

Mi sveglio con i capelli arruffati e qualche ricordo

mercoledì 2 giugno 2021

SIAMO ANCORA QUELLI CHE

 

Ora abbiamo iniziato a tornare in Italia per il week end o per qualche vacanza.

Abbiamo fatto la prima dose di vaccino e ci è sembrato come un biglietto per passare le frontiere.

Facciamo i test per tornare e stampiamo più documenti che per richiedere un mutuo.

Abbiamo perso degli amici in questi anni assieme al virus.

Le loro famiglie non hanno potuto avere un funerale, un´ultima parola, una debole stretta di mano, un sorriso intuito su una faccia che si conosce troppo bene.

Siamo tornati al mare e abbiamo incontrato quelle famiglie, ricordato come siamo cresciuti assieme, cercato di strappare un sorriso con tutta la nostra forza. Abbiamo poi tramutato quel sorriso in degli occhi lucidi e delle lacrime solitarie.

Poi siamo corsi ad abbracciare i nostri genitori.

Siamo quelli che abbiamo promesso alla nonna che torneremo più spesso. E lei ci ha detto “non fare promesse se non puoi mantenerle” ma poi ha anche detto “il pensiero di rivederci mi tiene in vita”.

Siamo quelli che stiamo prenotando le vacanze, ma a casa.

Siamo quelli che facciamo le sorprese al nostro ritorno e ci sentiamo dire “Ma perché non me l´hai detto?!” Ma con la voce piena di tutto l´amore del mondo.

Siamo quelli che rivediamo il video in cui bussiamo alla porta di casa ed è identico a quello del tuo amico Argentino, solo che suo padre sta grigliando un mezzo bisonte mentre i tuoi stanno preparando dei “bigoi in salsa”.

Siamo quelli che un giorno prima di tornare nelle nostre nuove case, oltre confine, svaligiamo i supermercati perché magari arriva una nuova variazione del virus e non possiamo più comprare il vino con il tappo in sughero, i Giambonetti o l´olio quello buono.

Siamo quelli che cerchiamo di organizzare i viaggi per lavoro in Italia perché´ se viaggi per lavoro non serve la quarantena.

Siamo quelli che abbiamo fatto tamponi in tutte le lingue del mondo.

Siamo quelli che possiamo convincerci che un lago sia quasi come il nostro mare ma non che un risotto sia come un nostro risotto.

Siamo quelli che prendiamo la vitamina D perché il sole esiste solo in Italia.

Siamo quelli che in questi due anni abbiamo capito quanto grande è il valore delle ore passate con la propria famiglia e con i veri amici.

Siamo quelli che quando torniamo dobbiamo offrire da bere.

Siamo quelli che continuiamo a non metterci la crema solare perché noi siamo abituati al sole.

Siamo quelli che ci sentiamo ancora in colpa perché non abbiamo potuto tornare quando c´era chi aveva bisogno di noi.

Siamo quelli che non siamo potuti andare a matrimoni e battesimi ma presto parteciperemo alle nuove inaugurazioni di casa.

Siamo quelli che a Natale con i tuoi ma a pasqua su Zoom sempre con i tuoi.

Siamo quelli che non possiamo inviare queste parole a tutte le persone che hanno letto le precedenti.

Siamo quelli che hanno scritto "Mi ha aiutato a non sentirmi sola e strana".

Siamo quelli che abbiamo trovato l´amore oltre confine e che finalmente potremo mostrarle la città in cui siamo cresciuti.

Siamo quelli che ricorderemo la data in cui abbiamo fatto il vaccino.


Matteo Cerutti 


mercoledì 11 marzo 2020

SIAMO QUELLI CHE



Siamo quelli che viviamo oltre confine
Siamo gli Italiani all’estero
Siamo quelli che l’arrosto della nonna e le polpette della mamma non si battono
Siamo quelli che chiamiamo i nostri amici che lavorano in ospedale per sapere come stanno e per cercare di farli sorridere
Siamo quelli che, come Gaber, non ci sentiamo Italiani ma per fortuna lo siamo
Siamo quelli che diciamo ai nostri genitori: “state a casa e lavatevi le mani”
Siamo quelli per cui tornare a Natale è una religione
Siamo quelli a cui hanno chiuso le frontiere
Siamo quelli che siamo in Erasmus o che lo siamo stati molto tempo fa  
Siamo quelli a cui i nostri colleghi chiedono come stanno le nostre famiglie
Ma siamo anche quelli che ultimamente veniamo additati, guardati male, evitati. A volte
Siamo quelli che insegniamo a mangiare gli spaghetti senza cucchiaio
Siamo i residenti all’estero ma che diciamo “Ok google portami a casa” per tornare dove siamo cresciuti
Siamo quelli che razioniamo Giambonetti, Olio di casa e Parmigiano perché sappiamo che non torneremo in Italia troppo presto.
Siamo quelli che non possiamo andare al funerale di nostro nonno perché non ci sono funerali e allora scriviamo il discorso che avremmo pronunciato in una Moleskine
Siamo quelli a cui i nostri colleghi parlano muovendo le mani e dicendo “ffaffankuloo”
Siamo quelli che abbiamo fatto scoprire alla nonna le chiamate di gruppo su WhatsApp
Siamo quelli che vorremmo fare qualcosa per aiutare il nostro paese
Siamo quelli che chiamiamo la zia che ha chiuso il negozio e realizziamo che è tutto vero
Siamo quelli che non siamo quasi mai in fuga perché sappiamo che il nostro è il paese più bello del mondo
Siamo quelli che se ci chiedono di andare a sciare rispondiamo che stiamo a casa
Siamo quelli che ci guardano stupiti quando mettiamo tanto sale grosso nell’acqua della pasta
Siamo quelli che chiamiamo ogni giorno a casa per sentire la voce delle nostre famiglie
Siamo quelli che non sappiamo se rivedremo i nostri nonni
Siamo quelli che pensiamo che gli Italiani siano i soliti Italiani
Siamo quelli che siamo orgogliosi di essere italiani anche se non lo diciamo mai ad alta voce
Siamo quelli che siamo orgogliosi di essere italiani, soprattutto in momenti come questi

Matteo Cerutti


venerdì 26 luglio 2019

QUELLO CHE CAMBIA TRA CRESCERE E CAMBIARE



Rileggo le pagine che parlano da anni lontani di anni lontani.
Leggo di Messico e nuvole e nuvole che non volano in Messico, di Corto Maltese, viaggi, fiori che crescono sui pini e gente che si taglia i capelli ascoltando Neil Young.
Ritrovo tante cose che non avevo mai perso.
Polvere a cui chiedere indicazioni.

Ora Laura continua a guardare il mare, solo con nomi diversi.
Qualcuno non è ancora arrivato a Lisbona ma probabilmente è già arrivato a una conclusione e presto ritornerà davanti all'oceano. Solo questione di tempo.
Gli Zen sono stati tra Nizza e Genova ma c'è chi continua ad arrivare con le mani sulle transenne, sudati e con qualche schizzo di sangue sui gomiti.
Le vite si incrociano e continueranno a farlo. Si avvitano.
Certi nasi si sono rotti altre volte, assieme a qualche altro osso, qualche altra cicatrice. Storie da raccontare un gioro attorno a un fuoco.
Il mare continua a profumare di salso e partenze. Ancora pochi giorni. Salpare.
Le anatre di Central Park, in inverno, si dirigono chiaramente in Austria, dove svernano in saune costruite negli anni sugli alberi per poi riprodursi e ritornare oltre oceano.
Il buon senso rimane utopia, cinghiali laureati. E allora ci sarà sempre un pista di motocross, una collina da scendere, un'onda da cui cadere con il sorriso, un nuovo tipo di lotta da fare.
Ragazze creative che disegnano stelle tra poco avranno un figlio.
Nuove danze prendono forma.
I capelli sono indietro, per andare più forte sulla tavola.
Gli elenchi di donne sconoscite continuano a riempire la vita. Ci sono persone che non hanno nulla da dire e altre che hanno molto da raccontare. Di quest'ultime, purtroppo, poche non hanno ancora scritto una biografia.
Le ferite segrete per cui combattiamo non sono più tanto segrete. Si aggiungono ad altre, per altre battaglie. Fino alla fine della guerra.
I Corto Maltese sono per metà oltre confine, assieme a nuovi autografi, acquerelli, disegni.
Sprecare il tempo resta la paura più grande. Ogni giorno fare la lotta, conoscere, finire un libro, sentire le storie dei nonni, sorridere fare tardi mangiarebenecrederecambiareideacambiarestradacambiareopinionecambiarevestiti
Crescere e non cambiare.
Le passanti possono essere trattenute o possono scappare ma bisogna uscire di casa per incrociarne lo sguardo.
Donne ci hanno guardato con occhi come quelli di Dori che guarda Fabrizio, a volte solo per un secondo, a volte solo nei nostri sogni.
Sappiamo che non abiamo tempo da perdere facendo cose che non hanno valore. Perchè il tempo è la cosa più preziosa che ci appartiene, disse qualcuno ben più saggio di noi. E siamo noi a decidere come e con chi usarlo. Come i miniciccioli prima che scocchi la mezzanotte.
Ci sono le persone buone e quelle che non lo sono. Persone che sorridono comunque vada e altre che ti chiedono perchè sorridi sempre.

Una seconda persona plurale diventa sola.

sabato 9 luglio 2016

Laura guarda il mare



La vedo di spalle. Sulla spiaggia. Laura guarda il mare, parla poco, credo abbia gli occhi ormai secchi. Nessuno le crede. Per lei figlia di mercanti è una cosa normale.

Solo i giovani hanno momenti simili. Vivono in anticipo sui propri giorni. Ogni svolta, ogni errore di saggezza è pieno di seduzione. A dire il vero già molti hanno percorso quella strada ma è, semplicemente, il fascino di provare una sensazione particolare e personale, parte dell'esperienza universale.

E' così vero che, comunque vadano le cose, la felicità è un'idea così semplice davanti all'orizzonte di quell'oceano, che sarà sempre lì, immobile invito ad andare verso un'altra isola, per ripararsi o riposarsi, per amare.

Teresa lo sa, di fronte al mare non è come a scuola. Ci sei solo tu e lui. E il mare non insegna come tu vuoi imparare ma fa alla maniera sua. Tocca a te stargli dietro.

Laura continua a guardare verso il mare.


Crebbe bella come una dea pagana.

Indossava vestiti di organza e profumava di mandorla amara

"Quando mi porti con te? voglio vedere quello che vedi."

Gli aveva chiesto prima che lui partisse, appena dopo le nozze, nonostante quel mal di mare che le torceva le reni.

Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a vendere zenzero e cannella.

Per lui figlio di droghieri credo sia stato normale.

Dei vecchi pirati lo presero. Venduto a mercati di schiavi, e come le sue spezie bruciato, per errore, in piazza dalla sacra inquisizione.


Laura guarda verso l'orizzonte, indica il suo amore perso a Cuba d'estate, ma nessuno la vede, nessuno le crede.

Di fronte al mare la felicità non è più così semplice.

E ascoltando le lacrime che Laura non versa più, lui si arresta per un istante.

Quando non si ha più nulla, avere il mare dalla propria parte è già molto.



domenica 1 maggio 2016

Sono arrivato a Lisbona, quando tornerai io sarò già via



1.

Sono arrivato a Lisbona, quando tornerai io sarò già via.

No niente rimpianti, i miei sensi si assopiscono.

Apro le ali e mi muovo, lontano dalla personale fatica quotidiana e dal senso di appartenenza, per cambiare vita veramente.

Le mie sensazioni erano come di un condor rattrappito.

E ora?

Ora sono come un gabbiano che si ubriaca di quello strano senso di appartenenza al volare. Ipotetico anche durante il riposo.

Imparo a barare alla vita reale, rifiuto l'ignobile condanna ma resto vivo. Mi muovo. Confuso e lucido.

I miei sensi si assopiscono e tutto mi sembra cambiare veramente.

Da una parte l'uomo inserito che attraversa l'ironia del proprio destino, rifiutando la miseria della sopravvivenza quotidiana e dall'altra l'appartenenza a una razza che vuole spiccare il volo, veramente.

Si, nessun rimpianto.

Forse, come sempre, avevamo aperto le ali, senza saper camminare veramente.

Come degli umani ipotetici, come uno schiavo che si ubriaca durante il lavoro o un uccello che si ubriaca durante il riposo.

Per continuare ad essere vivi.


giovedì 5 gennaio 2012

Zen Circus @New Age - momenti di non trascurabile R'N'R

Momenti di non trascurabile rock'n'roll, direttamente da posti sconosciuti tra la nebbia, dobe spring!!!

The Zen Circus e i nostri vent'anni

lunedì 28 novembre 2011

Messico senza nuvole - Canali e Rossofuoco - Tempesta in rivolta

La tempesta in rivolta. In tempesta cerco e trovo Nostra signora della dinamite (2009). E dentro Messico senza nuvole. Mi siedo qui e non riesco a smettere di ascoltarla questa voce che parte roca e finisce rotta. Una notte. E il testo mi scorre nelle vene. Assieme a tutto quello che significa. E trovo volti noti e facce già incoriciate, sconosciuti ammirati e uomini d'Italia. Il tutto parte da quel Conte dell'avvocato e assieme a Paolo si mescolano piccoli principi, esercizi di stile, blu dipinti di blu o di merda, guerre e paci  che continuano avvicendevolmente a riproporsi, cuori anoriessici e voglia di piangere. Messico e Nuvole, Messico senza nuvole e nuvole senza Messico.
(Se trovato qualche altro riferimento nel testo sarebbe assai grazioso se me lo comunicaste...)

Mi siedo qui, sono stanco…
La vita, l’universo, tutto quanto…
Sulla sponda del fiume prego il vostro dio
che il prossimo cadavere che passa non sia il mio.
ammiro improbabili prove di volo (Saint Exupery)
paracadute difettosi, fiori rossi al suolo, (Ernest Hemingway)
è la vita che va, è la vita che va, è la morte che viene
ma è un tenore di morte, un lusso che non mi appartiene.
In fondo alla notte, la fine del viaggio, una vita al di là (Viaggio al termine della notte di Cèline)

mercoledì 16 novembre 2011

Di vita e di viti passando per un apribottiglie

Un uccello che gira le viti del mondo e con esse le vite che vi annegano dentro.
Il senso della vite, poi, nasconde un gran mistero, si avvita in senso orario, c'è chi dice si sviti al contratio.
E le viti della vita si conficcano in altre vite che a volte danno un buon appiglio, altre volte si rifiutano cocciute di essere perforate. Ma alcune sono autofilettanti e si conficcano un po' come vogliono, trasformando il moto circolare in moto rettilineo.
E con le viti penso al vino, all'uva e a come ognuno nella vita abbia infilato, almeno una volta, una grossa vite in un tappo di sughero contente quella strana sostanza rossa che proviene da quella pianta arbustiva rampicante, strumento chiamato apribottiglie. Che non è altro che una grossa vite che si conficca in un materiale morbido, soffice e profumato, spezie in vestito rosso tra tavole mediamente imbandite e sorrisi ebbri dopo qualche bicchiere: un lavoro ingrato.
Povere viti in muri e legni duri avvitate. 


(Murakami e Perturbazioni)

domenica 16 ottobre 2011

Cirano e il suo non naso

E ogni tanto ci si rompe il naso, contro qualche osso più duro del tuo. Ogni tanto si va in pronto soccorso, si firma qualche carta, poi si esce. Nel frattempo Agrid ti ha rimesso in sesto quella strana escrescenza tumefatta che in fin dei conti non è mai stata molto diritta. "Pur in presenza di tumefazione marcata della piramide pare apprezzarsi deviazione a convessità maggiore verso destra del suo asse maggiore. Non vi sono segni grossolano di frature scomposte ne pretermotilità di segmenti ossei. Si tenta riposizionamento della piramide in asse con risultati soddisfacenti per il paziente. Vista l'assenza di infossature grossolane ed il risultato estetico gia buono si opta per l'astensione da manove interne". E poi in ospedale arriva Charlie. Tutti lo conoscono e lui non conosce nessuno. Psicotico, dicono. Ha bevuto e ha i referti sotto il braccio. Vuole un medico e forse un letto dove dormire. Fuori fa freddo. Siamo sempre i nostri difetti, mai le nostre qualità. Che poi cosa saranno mai delle manovre interne?

Cirano - F.Guccini)

Venite pure avanti,
voi con il naso corto,
signori imbellettati,
io piu' non vi sopporto
infilero' la penna
fin dentro al vostro orgoglio
perche' con questa spada
vi uccido quando voglio.

martedì 16 agosto 2011

LUI


Guarda la linea che attraversa l’orizzonte, guarda quella linea che è l’orizzonte. Pensa che forse sia impossibile da raggiungere e che la parola “impossibile” e “forse” non siano due parole da usare vicine. Annusa il mare che sa di partenze, di vele e di timoni, ma mai di arrivi. Poi fissa la sua mano. Assomiglia a quella di suo padre che ora starà dormendo, lontano. Ha la fronte tesa verso il basso e le spalle che cadono a terra. Un solo sogno può dare un senso a un anno intero, alla vita intera. Che poi, pensa, gli anni non sono altro che momenti che passano, solo un poco più lunghi, solo con qualche foto in più. Ogni brandello del suo corpo si protende verso un posto che non ancora non conosce, che lo porta a cercarlo. Il cuore lo porta in un altro luogo, opposto, lontano da quell’orizzonte che vede davanti a sé. Brandelli vanno, altro rimangono, altri ritornano. Tutto si spezzerà. Le mani si stringono. Le unghie entrano piano nella pelle ma non fanno male. Qualche parte di mondo lo aspetta, qualche altra lo saluta.